Social media manager di tutta Italia armatevi di pazienza, molta caffeina e -nella vita è sempre meglio essere preparati- di un pitale vintage: MuseumWeek è tornato!
Cos’è MuseumWeek 2015 ?
#Museumweek è un’iniziativa, veicolata attraverso l’hashtag omonimo, nata dall’idea di un gruppo di community manager di musei e di professionisti del settore culturale francesi e annovera la partecipazione del Team di Twitter.
L’obiettivo è celebrare la cultura attraverso il secondo social network più diffuso al mondo per attirare visitatori in modo ludico, promuovendo la partecipazione diretta. I referenti dell’iniziativa, quindi, sono essenzialmente due: i visitatori e i musei. Entrambe le parti sono invitate a partecipare attraverso Twitter.
L’edizione del 2014 di #Museumweek ha coinvolto ben 630 musei a livello europeo. Le dita hanno incendiato le tastiere, i metacarpi si sono infiammati e migliaia e migliaia di cinguettii sono stati inviati nell’etere.
Quest’anno gli organizzatori assicurano che l’obiettivo è incrementare le partecipazioni, soprattutto coinvolgendo musei da ogni parte del mondo.
Come si svolge MuseumWeek 2015?
L’evento durerà ben 7 giorni, dal 23 al 29 marzo 2015, e ci sarà un apposito hashtag per ognuna delle giornate. Nei giorni feriali si darà maggiore spazio alla comunicazione online tra musei e soggetti privati, nei giorni festivi, invece, alla partecipazione attiva del pubblico.
Calendario del #MuseumWeek 2015
Lunedì 23 marzo #secretsMW
Con questo hashtag i musei sono invitati a mostrarci qualche “dietro le quinte”, attraverso video o scatti fotografici.
Martedì 24 marzo #souvenirsMW
I musei potranno utilizzare l’hashtag #souvenirsMW per invitare il pubblico a condividere un ricordo piacevole legato all’esperienza della visita. Un hashtag che piacerà soprattutto a chi gestisce le caffetterie e i bookshops dei musei!
Mercoledì 25 marzo #architectureMW
Durante quel giorno i musei saranno impegnati a raccontare la storia dell’edificio che li ospita nonché del quartiere e dei suoi luoghi più caratteristici.
Giovedì 26 marzo #inspirationMW
Il pubblico è invitato a catturare dei contenuti correlati alle specializzazioni dei musei, “l’arte, la scienza, l’etnologia… sono dappertutto intorno a noi”, recita il programma. L’intento è probabilmente quello di evidenziare la continuità di tra le collezioni dei musei e la nostra vita quotidiana, per spingerci a osservare ciò che ci circonda con occhi nuovi. Onestamente questo hashtag mi fa un po’ pensare al gigantesco contenitore di fuffa che custodisco gelosamente nel cervello, tra l’area di Broca e quella di Wernicke, dal quale attingo senza pietà nel caso in cui le circostanze sociali richiedano che mi esprima anche quando non so cosa dire. L’indicazione è quanto meno vaga e lascia spazio a parecchi dubbi ma potrebbe rivelarsi un buon esercizio soprattutto per i più piccoli.
Venerdì 27 #familyMW
Venerdì è il giorno dedicato alla sezione didattica, durante il quale il museo ha modo di informare il pubblico su tutte le modalità di visita per famiglie e scuole. Fatevi sotto con laboratori, audioguide, materiale didattico, contenuti online e giochi da condividere tutti insieme, dentro e fuori le pareti del museo! Venerdì 27 la Zebra non mancherà di partecipare al #familyMW perché siamo profondamente convinti che coinvolgere il pubblico più giovane sia essenziale non solo per dare un stimolo in più alla formazione dei bambini e dei ragazzi, ma anche per assicurare un prolungamento della vita dei musei: un bambino che si diverte al museo oggi, sarà domani un adulto consapevole del valore culturale del nostro patrimonio.
Sabato 28 #favMW
I visitatori potranno usare questo hashtag per dire ciò che hanno maggiormente apprezzato della visita. I musei, allo stesso tempo, potranno seguirli virtualmente nella visita commentando insieme a loro le opere esposte.
Domenica 29 marzo #poseMW
Per l’ultimo giorno, il MuseumWeek prevede un finale col botto: il visitatore potrà considerare il museo come un grande set sul quale scattare tutti i selfie che vuole, le istituzioni sono, infatti, invitate a “stimolare la partecipazione del pubblico con l’aiuto del personale”.
Personalmente non ho nulla contro i selfie nei musei (ne avevamo già parlato in occasione del #MuseumSelfie day) e sono convinta che gli istituti di cultura italiani debbano assumersi seriamente il compito di svecchiare la propria immagine, non perché è di moda, ma perché ne va della loro stessa sopravvivenza.
Se iniziative del genere possono comportare un avvicinamento dei visitatori alle realtà museali non mi sento di stigmatizzarle. Se ci riflettiamo un attimo,tuttavia, questo sperato “avvicinamento” sarebbe causato essenzialmente da due fattori: l’interazione con il personale del museo, attraverso le modalità comunicative di Twitter (Stelline, Retweet…) e la possibilità di muoversi (un po’ più) liberamente all’interno dei suoi spazi.
Foucault individuava nel museo la persistenza di un sistema punitivo di stampo carcerario perché impostato su regole implicite ma forti. Spesso, infatti, l’ingresso viene presidiato da guardie, gli oggetti conservati vengono protetti con sistemi d’allarme e personale in uniforme, gli spazi sono disposti in modo da poter essere sorvegliati facilmente e chiusi in caso di furto. Il museo, secondo il filosofo francese, è una prigione per oggetti.
Dovremmo chiederci non solo se una visione simile viene condivisa anche da chi il museo non lo frequenta, ma anche se questo genere di iniziative non possano davvero rivelarsi utili per favorire un cambio di prospettive.
Ormai non possiamo più far finta di guardare altrove: la strada verso la conquista e la cura di una coscienza artistica è lastricata di tweet e selfie. Oltre che di buone intenzioni.
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