Sempre più frequentemente i musei di arte contemporanea ospitano lavori di street art. La street art al museo è entrata solo recentemente, dopo decenni di “strada” (perdonatemi il doppio senso ;P), ha preso posto solo da pochi anni anche nel circuito dei musei e delle gallerie.
La questione è controversa da parte degli artisti, c’è chi ama la possibilità che il dipingere per strada offre, di regalare ad ognuno di noi, inaspettatamente, un po di arte; è spinto da motivazioni personali di critica o di riappropriazione dei luoghi pubblici; chi invece sceglie di creare opere all’interno dei musei, molto spesso site specific, dove l’arte può avere spazio, mentre ancora la street art viene ritenuta illegale.
Le fasi iniziali
La street art, o arte di strada, è in realtà un movimento che muove i primi passi solo attorno alla fine degli anni ’90 come un’evoluzione del graffitismo urbano.
È solo con gli anni 2000 che, in brevissimo tempo, questa forma artistica ha caratterizzato, e in qualche modo cambiato, l’apparenza delle nostre città.
Le tecniche sono le più disparate, dalla classica bomboletta spray, ai poster, e ancora stickers e stencils fino a vere e proprie installazioni o videoproiezioni.
Uno dei primi artisti a riscuotere un grande successo, e quindi a portare anche interesse verso il movimento stesso è Bansky, artista e writer inglese caratterizzato dall’acuta critica della società che
espone nei suoi lavori. Bansky è stato anche uno dei primi artisti ad esporre anche all’interno dei musei o delle gallerie, sdoganando così l’arte di strada dalla strada stessa e aprendo nuove possibilità al movimento.
In Italia
In Italia la street art ha raggiunto la scena internazionale già dai primi anni 2000; caratterizzata dalla presenza di tre “scuole” a Roma, Bologna e Milano.
Tra gli artisti più noti troviamo Sten & Lex, i quali, attivi dal 2001, a Roma hanno creato e diffuso la stencil art; mentre per quanto riguarda le scuole di Bologna e Milano, Bros, Ozmo ed Ericailcane ma anche Pao e Blu ne sono gli esponenti più conosciuti. Tutti artisti con caratteristiche e particolarità che hanno fatto in modo che la street art in pochi anni crescesse qualitativamente moltissimo.
Forse è stata la continua evoluzione di questo tipo di arte, così libera da regole e ribelle, a fare in modo che a poco a poco si sia cercato il compromesso con la legalità.
Abbiamo assistito, negli anni, a molte iniziative dedicate alla street art in collaborazione con le varie municipalità, come la decorazione delle stazioni della metropolitana di Napoli , o la facciata del palazzo del quartiere Garbatella a Roma, raffigurante Francesco Totti e Anna Magnani come simboli della città e della romanità.
Alla diffusione della street art e all’ottenimento necessario dei permessi per lavorare nella legalità hanno contribuito moltissimo anche nuove generazioni di galleristi che hanno portato il dato urbano all’interno delle sale espositive di musei e gallerie, creando e cercando spazi che non sradichino necessariamente quest’arte dal suo territorio di appartenenza: la strada. Ad esempio l’Urban Arena del museo MACRO di Roma: una terrazza (e quindi esterna) dedicata a tre lavori di street art di Sten & Lex, Ozmo e Bros.
Un movimento articolato e particolare, che ci apre nuove prospettive per un arte pubblica.
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