Maschere, coriandoli e tanti dolciumi…dopo le feste natalizie, ecco che sta per arrivare il Carnevale!
Può essere una buona proposta, dedicare una lezione di arte e immagine a questa festività, di tradizione cristiana ma popolare in tutto il mondo. Anche gli artisti hanno interpretato storie e personaggi del Carnevale, analizziamone alcuni insieme!
Le origini del carnevale
Iniziamo dando brevi cenni su questa festa.
La parola carnevale deriva dal latino carnem levare (eliminare la carne), poichè l’ultimo giorno del carnevale, il martedì grasso, veniva allestito un banchetto che segnava anche l’inizio della Quaresima, periodo di penitenza e digiuno.
Tradizionalmente per carnevale si indossano delle maschere e si organizzano parate e festeggiamenti per le città, tra le più famose ricordiamo Rio, ma anche le italiane Viareggio e Venezia.

Ogni paese, nel mondo, ha introdotto e interpretato il carnevale con le proprie tradizioni, derivanti molto spesso dalla cultura popolare e dal teatro di strada.
In Italia si usano le maschere riprese dalla commedia dell’arte; personaggi che compaiono già nel XVII secolo, ognuno con le proprie storie, origine, caratteristiche.
Anche gli artisti hanno interpretato le maschere di carnevale; moltissime stampe antiche raffigurano, con storie narrate per immagini, le vicende di Arlecchino, Pulcinella, Colombina e tutti gli altri personaggi.
La maschera è legata pero’ da sempre anche al teatro, serve a donare un’altra identità a chi la indossa e questo è proprio il motivo per cui sono bellissime e interessanti da conoscere.
Il vestito di Arlecchino

Tra tutte, la maschera di Arlecchino è forse la più famosa. Nato a Bergamo, è conosciuto per il suo particolare vestito dai cento colori. La storia narra che Arlecchino fosse poverissimo e che i suoi amici gli avessero regalato dei pezzi di stoffa colorati. La madre cucì insieme tutti i ritagli e Arlecchino ebbe il suo costume.
Durante il periodo della Commedia dell’Arte, le Maschere Italiane raggiunsero popolarità in tutta Europa. Gli attori che impersonavano Arlecchino rimpiazzarono il vecchio abito rattoppato con uno più elegante nel quale le toppe venivano rappresentate come losanghe colorate. Vennero però conservate la mascherina nera e il berretto bianco.
Arlecchino è un personaggio stravagante e scapestrato, ma altrettanto furbo e coraggioso. Il suo difetto è la pigrizia, compensata pero’ da una grande vivacità e dalla battuta sempre pronta.
Il carnevale nell’arte

Il carnevale nell’arte contemporanea non è stato considerato solamente come una festività religiosa. Ciò che ha interessato artisti come Picasso, ma anche Cezanne o Juan Gris, sono state le maschere e la tipologia di soggetti da esse rappresentate.
Come abbiamo accennato in precedenza, le maschere della Commedia dell’Arte Italiana ebbero notevole popolarità anche in ambiente europeo.
Per Picasso i personaggi del circo e le maschere della commedia dell’arte sono soggetti privilegiati. Sono personaggi che dipinge fin dagli inizi della sua carriera e che lo accompagneranno per tutta la vita attraversando i diversi linguaggi che l’artista deciderà di sperimentare.
L’Arlecchino di Picasso

Picasso realizza, nella sua lunga carriera, molti dipinti con Arlecchino. Come anticipato, l’artista è molto vicino all’immagine del saltimbanco e delle maschere e utilizza questi personaggi per mettere in evidenza il proprio stato d’animo, solidale con gli emarginati, i diseredati e gli afflitti. Il disegno è semplificato (la scomposizione cubista non è presente) mentre i toni freddi creano un’atmosfera malinconica e triste, ben lontana dallo stereotipo dell’Arlecchino burlone e con la battuta sempre pronta. Anche lo sguardo e la gestualità concorrono alla resa della malinconia che pervade l’opera.
L’Arlecchino di Picasso quindi diventa il simbolo dell’artista di strada, costretto al sorriso ma profondamente malinconico. Questi dipinti, creati a partire dagli anni ’15/’17, riflettono il sentimento dell’artista nei confronti della società e del momento storico. Alla soglia della guerra Picasso inizia a creare, accanto ai dipinti cubisti, una serie di dipinti figurativi, malinconici e non “modernizzanti”.
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