Molto spesso l’arte contemporanea offre la possibilità di visualizzare una tematica trasversale, osservandola da un punto di vista insolito. In questo caso, quello dell’artista.
Storie d’amore, emigrazione e schiavitù nell’arte di Kara Walker
Confesso che ho una particolare passione per il lavoro di quest’artista. Kara Walker, classe 1969, afroamericana, dedica la sua ricerca artistica alla comunicazione del percorso e delle storie legate alla schiavitù africana in America.
Le sue installazioni più note sono composte da silhouettes: caroselli di figure bianche o nere ritagliate e applicate alle pareti delle sale espositive. Una grande narrazione che percorre e pervade il museo.
Le scene da lei presentate quasi sempre nascondono un inganno. Apparentemente aggraziate e ben rifinite, le silhouettes rivelano, con una più attenta osservazione, tutta la brutalità e l’orrore della schiavitù.
La sua è una comunicazione molto diretta anche se mitigata dall’uso della silhouette che, in quanto ombra, tende a fare da filtro; a rendere il racconto sopportabile.
L’impatto visivo con le sue opere è, a volte, scioccante ma è anche il risultato di un lungo lavoro di ricerca storica e tecnica da parte dell’artista.
Kara Walker infatti concepisce ogni sua narrazione partendo da storie vere o romanzi, tratti dalla letteratura americana e afroamericana del periodo. L’opera che le ha dato la celebrità era infatti una rivisitazione di “Via col Vento”; storico romanzo di Margaret Mitchell da cui è stato tratto il colossal cinematografico.
Tecniche e materiali dell’arte di Kara Walker: un’idea di lavoro in classe
Oltre alla ricerca per quanto riguarda la parte narrativa, Kara Walker effettua uno studio anche nella scelta delle tecniche e dei materiali. Le silhouettes ebbero un grande utilizzo e sviluppo per tutto l’Ottocento e una buona parte della produzione dell’artista è composta da disegni acquarellati utilizzando il caffè, pianta che già da sola riporta alla mente le condizioni e il mercato delle sue piantagioni.
Interessante sotto questo punto di vista è anche la sua ultima esposizione, nel maggio 2014, presso lo
zuccherificio Domino a New York.
Una gigantesca Mami di zucchero sovrasta la sala e vigila sulle sculture di bambini di melassa sparsi per lo spazio espositivo. L’afflusso dei visitatori e il calore dell’ambiente hanno volutamente influito, durante il periodo espositivo: la melassa e lo zucchero hanno lentamente iniziato a sciogliersi. Anche in questo caso tecniche e materiali dell’arte di Kara Walker rivelano una ricerca e uno studio non indifferente anche nella prospettiva della “vita” di un’opera.
La tematica della questione razziale e dello sfruttamento del lavoro vengono qui trattate utilizzando lo stesso materiale prodotto all’interno dello spazio espositivo e rendendo così più forte il legame tra la tematica, il luogo e, quindi, lo spettatore.
Trovo che sia importante affrontare anche in ambito didattico questo tipo di tematiche e trovo che questo tipo di opere possano rivelarsi un mezzo particolare anche per favorire un dibattito su un tema apparentemente a noi lontano eppure estremamente vicino.
Se siete insegnanti delle scuole medie superiori, provate a mostrare in classe le opere esposte alla Domino Sugar Factory e fateci sapere cosa ne pensano i ragazzi!
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