La tela è uno dei supporti più diffusi e conosciuti della storia dell’arte. Le tecniche che possiamo utilizzare per dipingere su di essa sono tantissime (per esempio avevamo già parlato della tecnica ad olio) ma… Vi siete mai chiesti come viene prodotta e con quali materiali?
Pittura su tela: tanti materiali
La tela si ottiene dall’intreccio di fibre tessili. Queste possono essere naturali o artificiali. Tra le fibre naturali ricordiamo la seta, il cotone, la canapa e il lino.
Una tra le più preziose è certamente la tela realizzata in seta. La fibra della seta è ricavata dalla bava del baco da seta, infatti il groviglio di seta con il quale il baco si chiude nel proprio bozzolo si chiama bavella o filaticcio. Grazie alle proprietà della sericina, le bavelle si solidificano a contatto con l’aria. Pensate a quanto lavoro affronta un piccolissimo baco da seta: grazie ad un particolare movimento della testa riesce a “tessere” più di 20 strati sovrapposti di filo ininterrotto, arrivando anche a 1000 metri!
La seta grezza viene sottoposta a diverse fasi di lavorazione (prima la filatura e la tessitura, poi la trattatura, l’incannatura, la torcitura e la sgommatura, con la quale si elimina la sericina) he permettono di ottenere, infine, una fibra lunghissima, sottile e liscia, elastica ma poco tenace, sensibile al calore e agli acidi ossidanti.
La fibra di cotone, invece, si ricava dalla peluria del seme del frutto della pianta di cotone. Quella del cotone è una pianta che gli Aztechi conoscevano molto bene ma che in Europa si è diffusa in modo capillare solo a partire dal Settecento, in concomitanza con la Rivoluzione industriale che accelerò notevolmente i tempi di produzione. La fibra del cotone è lunga e sottile, contenente molta acqua. Le caratteristiche principali di questa fibra sono la scarsa tenacia, la sensibilità agli acidi, agli alcali e agli ossidanti per l’elevato contenuto di cellulosa.
Anche il lino veniva utilizzato frequentemente per la realizzazione delle tele e, come il cotone, ha origine completamente vegetale, essendo ricavata dallo stelo della pianta del lino.
Le fasi di lavorazione tradizionale prevedono una lunga macerazione, l’asciugatura, la maciullatura e la scotolatura che fanno parte della fase della stigliatura e che permette di ottenere le fibre di lino grezzo. Dopo successivi trattamenti si ottiene una fibra di alta qualità, solitamente lunga, di forma cilindrica e abbastanza rigida. È tenace ma poco estensibile, molto sensibile al calore e agli acidi.
Anche la canapa ha origine naturale e le fasi di lavorazione sono molti simili a quelle già menzionate per il lino.
La pianta della canapa era molto diffusa soprattutto per la produzione di carta perché nelle zone dal clima temperato cresce con estrema facilità ed è una delle più produttive in termini di massa vegetale. Le fibre tessili ricavate da questa pianta sono molto lunghe, hanno un diametro maggiore rispetto a quelle del lino e sono un po’ più scure. Resistono molto bene all’umidità, sono molto tenaci ma poco elastiche.
Come nasce un quadro? La filatura!
Adesso che abbiamo visto quali sono le fibre tradizionali più utilizzate per la realizzazione delle tele, scopriamo quali sono le operazioni fondamentali per ottenere una tela vera e propria sulla quale generazioni e generazioni di artisti hanno messo alla prova le proprie capacità artistiche.
La prima operazione è certamente la filatura, un complesso di operazioni con cui si tendono e si torcono le fibre in un filo continuo, che però non è necessario per la seta. Si prosegue con la tessitura, una fase molto delicata grazie alla quale ad una serie di fili disposti in senso longitudinale (chiamata ordito), si intreccia un filo continuo disposto trasversalmente (la cosiddetta trama). È un’operazione abbastanza lunga e complessa ma è proprio grazie ad essa che la nostra tela, lentamente, inizia a prendere forma. I modi con cui trama e ordito si intrecciano possono essere tanti e prende il nome di armatura il sistema di incrocio dell’ordito e della trama secondo delle regole definite per formare un tessuto. Un parametro da tenere a mente è la densità della tela, che indica il grado di fittezza del tessuto: più un tessuto è fitto più è denso; maggiore è la densità maggiore sarà la robustezza del tessuto.
Tela e tessuto: l’armatura!
Tra le tipologie più famose di armature ricordiamo l’armatura tela, un’armatura molto semplice dalla quale derivano tutte le altre: ha 2 fili di d’ordito e 2 fili di trama.
L’ armatura diagonale si ottiene, invece, spostando un solo filo d’ordito verso destra o verso sinistra ad ogni passaggio di trama. Questo sistema porta alla formazione di nervature oblique e permette di conseguire determinate finalità pittoriche (un effetto equivalente a quello del disegno tratteggiato nonché una maggiore resistenza del tessuto. L’armatura a spina di pesce, invece, è tipica della scuola veneziana. È caratterizzata da un disegno a zig zag; l’armatura a losanghe, invece, è a spina di pesce in direzione dell’ordito.
Segue la fase dell’imbiancamento, un trattamento di decolorazione diretto a sbiancare i tessuti.
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