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Affresco, tecnica e materiali per bambini (e non solo)

L’affresco è una tecnica che prevede la stesura di pigmenti sciolti in acqua stesi sull’intonaco umido. Come si realizza un affresco? Scopriamolo insieme in quest’articolo: storia e tecnica dell’affresco!

michelangelo ignudi tecnica affresco
Michelangelo, Ignudi (dettaglio), Cappella Sistina. 1508 – 1512.

L’affresco è una delle tecniche artistiche più utilizzate nel corso della storia e richiede grande perizia da parte dell’artista ma anche un’ottima conoscenza delle procedure tecniche. La tecnica dell’affresco assicura, di solito, una buona tenuta lungo periodi di tempo molto lunghi grazie al processo chimico di carbonatazione della calce. La calce idrata presente nell’intonaco, a contatto con l’anidride carbonica contenuta nell’aria si trasforma in carbonato di calcio. In questo modo forma sulla superficie un reticolo cristallino che ingloba il colore.

Affresco: tecnica e materiali spiegati ai bambini!

Vediamo passo per passo come venivano eseguiti gli affreschi! Non c’è niente di troppo difficile da spiegare ai bambini: le zebre possono portare uno straordinario laboratorio didattico sull’affresco nella tua scuola! Come? Contattaci 🙂

Preparazione della parete

Quando un artista doveva intraprendere la realizzazione di un affresco per prima cosa doveva studiare la parete destinata al lavoro. La parete poteva essere composta da mattoni (di tufo o di pietra) o da roccia: per rendere la parete omogenea e adatta alla lavorazione procedeva con lo stendere il rinzaffo, uno strato di malta grossolana, utile soprattutto per le superfici rocciose.

Arriccio e sinopia

Successivamente l’artista poteva procedere con lo stendere uno strato di malta (costituita da calce e sabbia), che prende il nome di arriccio, sul quale l’artista realizza la sinopia, ovvero un disegno abbozzato di colore rosso (se vuoi scoprire di più sulla sinopia leggi il nostro articolo sui pigmenti naturali, organici e sintetici!) e su di esso applicava un sottile strato di malta molto fine.

storia e tecnica dell'affresco michelangelo
Michelangelo, La creazione di Adamo, Cappella Sistina, 1511. Musei vaticani, Roma.

Come si fa un affresco? Non sottovalutare l’importanza dell’intonaco! 🙂

L’intonaco è lo strato sul quale l’artista provvede a dipingere e affinché i pigmenti vengano inglobati deve essere umido. L’artista, quindi, stendeva l’intonaco solo sulla porzione di parete che avrebbe dipinto nel giro di poche ore! Ci sono tre metodi per stendere l’intonaco: a giornate, a pontate, a pontate ondulanti.

A pontate: è la tecnica più antica usata soprattutto durante il Medioevo. L’intonaco è steso per fasce parallele, basandosi sul limite rappresentato dall’altezza dei ponteggi ed estendendosi per tutta la larghezza del muro. Le fasce erano dipinte dall’alto verso il basso. Era necessario che lavorassero contemporaneamente più artisti per coprire queste ampie superfici!

A pontate ondulanti: è una tecnica intermedia risalente alla metà del Duecento che segna il passaggio dalla tecnica a pontate a quella a giornate. Le pontate seguivano l’andamento delle figure.

A giornate: tecnica usata a partire dal XIII secolo. Le giornate sono porzioni di intonaco di diversa grandezza, potevano essere molto piccole per i volti e più ampie, invece, per la realizzazione delle figure intere.

Storia e tecnica dell’affresco: il disegno preparatorio!

Il disegno preparatorio era eseguito sopra l’intonaco ancora umido, a mano libera oppure mediante il trasferimento di un disegno dettagliato mediante il cosiddetto cartone. Esistono tre modi per trasferire il disegno sull’intonaco!

Lo spolvero, ad esempio,  è una tecnica che permette di riportare un disegno su varie superfici. Si procede disegnando il soggetto prestabilito su un cartone preparatorio, a grandezza naturale. Con un ago o un punteruolo è necessario perforare fittamente i contorni del disegno. Dopo averlo appoggiato alla superficie da disegnare ci si serve di carboncino, grafite o sanguigna, e si tamponano le parti perforate. Una volta sollevato il cartone si ottiene, quindi, una traccia fatta di puntini che si provvede a definire tramite un carboncino o tramite un pennellino bagnato. Questa tecnica era usata nella decorazione muraria anche dai grandi artisti rinascimentali per evitare ripensamenti e accelerare le operazioni.

laboratorio di affresco a scuola a Roma
Spiegazione della tecnica dello spolvero durante un laboratorio didattico zebrart a scuola.

Un altro metodo è detto ad “incisione indiretta”. In questo caso la carta impiegata per riportare il disegno era molto più spessa di quella usata per lo spolvero. Si procedeva facendo aderire il cartone all’intonaco ancora fresco e ripassando le linee del disegno con uno stiletto in legno o in metallo. La pressione dello strumento rilasciava, attraverso la carta, una leggera incisione che serviva come linea guida o di contorno. Se, invece, si incide il muro senza utilizzare il cartone si parla di “incisione diretta”.
La terza tecnica è quella del ricalco, e consiste nel cospargere il retro del cartone di polvere di carbone per lasciare una traccia ben evidente sull’intonaco.

I pigmenti usati nell’affresco

Gli artisti sapevano bene che non tutti i pigmenti sono adatti all’affresco! Quali è meglio evitare e per quale motivo?

I pigmenti al piombo (il bianco di piombo ed il rosso minio), i solfuri (cinabro), i composti a base di rame (azzurrite,malachite,verde rame) e le lacche, ovvero tutti i pigmenti organici a base di coloranti vegetali o animali sono suscettibili ad alterazioni a contatto con l’intonaco umido. Possono essere usati a secco, con un legante proteico sull’intonaco asciutto, ma hanno una resistenza inferiore rispetto a quelli a fresco.

I pigmenti inorganici naturali a base di ossidi di ferro (ocre gialle, brune, rosse, terra verde, terra di siena, il bianco sangiovanni) non subiscono alterazioni a contatto con l’intonaco fresco e venivano pertanto preferiti per la realizzazione di opere ad affresco!

Vuoi scoprire quali pigmenti utilizzava Giotto? Leggi il nostro articolo sui materiali dell’affresco, calce e pigmenti nell’arte di Giotto!
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