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Piero di Cosimo, pittore dall’ingegno “astratto e difforme”

Conosci i protagonisti dell’arte del Quattrocento? Oggi vi parliamo di Piero di Cosimo, un pittore forse un po’ meno noto di tanti altri suo contemporanei ma che vale la pena conoscere!

La storia dell’arte italiana ha tantissimi protagonisti: alcuni artisti sono famosi in tutto il mondo e basta fare il loro nome per ricordare immediatamente alcuni dei loro lavori più famosi. A chi non viene in mente la Cappella Sistina quando sente parlare di Michelangelo, per esempio?

Altri artisti, invece, non sono molto noti presso il grande pubblico e spesso rischiano di venir trascurati anche negli insegnamenti scolastici! Ma niente paura, le zebre sono qui proprio per raccontarvi tutto quello che avreste sempre voluto sapere anche su di loro 🙂 Oggi vi parliamo di Piero di Cosimo, artista che anticipa alcune caratteristiche del Manierismo fiorentino  🙂 Siamo sicure che vi piacerà un sacco!

Piero di Cosimo, pittore “dall’ingegno astratto e difforme”

Piero di Cosimo è nato a Firenze nel 1462 ed è morto nel 1521.

piero di cosimo autoritratto
Piero di Cosimo, Autoritratto, 1510-13 circa, dettaglio da La Liberazione di Andromeda.

Ha studiato a bottega da Cosimo Rosselli che secondo il Vasari, il critico che più di tutti ha scritto su Piero, gli voleva bene come se ne vuole ad un figlio. La definizione di artista “dall’ingegno astratto e difforme” è stata coniata proprio dal Vasari che si riferiva sia ad una caratteristica caratteriale sia al fatto che, soprattutto nell’ultima parte della sua vita, era diventato più cupo e scontroso del solito. La motivazione è forse da ricercare nell’avvicinamento  alle teorie di Girolamo Savonarola, un frate e predicatore che ha segnato una pagina molto importante della storia di Firenze.

Piero di Cosimo è descritto dal Vasari come un uomo un po’ difficile: passava da un pensiero all’altro in modo frenetico e continuo tanto che per i suoi interlocutori era molto difficile stargli al passo e spesso dovevano ripetergli più volte le stesse parole! Si distraeva facilmente ed era continuamente immerso nei propri pensieri, faceva lunghe passeggiate e amava molto la solitudine. Non amava avere in giro servi che lo aiutassero con le faccende domestiche o con l’orto, che lasciava andare in rovina. Insomma, Piero di Cosimo ha una personalità assolutamente unica e affascinante proprio perché in lui traspare questo forte bisogno di indipendenza e di disinteresse verso le consuetudini sociali.

 

Piero di Cosimo e le Storie dell’umanità primitiva

Una delle caratteristiche della sua produzione pittorica è senza dubbio l’attenzione verso la natura, possiamo rendercene conto osservando un ciclo di dipinti noto come Storie dell’umanità primitiva (1495-1505 circa) di cui fanno parte le tavole intitolate La caccia, Il ritorno dalla caccia, Incendio nella foresta e due tele con le storie di Vulcano. Questo è un ciclo molto particolare perché descrive il processo di sviluppo dell’umanità, che passa da una condizione di vita simile a quella animale a forme di organizzazione sociale più complesse. I soggetti non sono affatto comuni e probabilmente l’artista si è ispirato al V libro del De rerum natura di Lucrezio, un poeta e filosofo romano del I secolo a.C. Le prime forme di esistenza umana, secondo Lucrezio ma anche altri filosofi antichi come Vitruvio, erano dominate dalla lotta contro una natura ostile e solo grazie all’intelligenza umana e ai conseguenti progressi della tecnica si è riusciti a imporre il proprio controllo su di essa.

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Piero di Cosimo, La caccia, 1495-1505. Olio su tavola.

Nell’opera dal titolo La caccia o Caccia primitiva i protagonisti sono intenti a cacciare degli animali con i pochi e poveri mezzi che hanno a disposizione, come per esempio le clave. La scena è concitata e dinamica, i volti dei personaggi sono trasfigurati dalla foga e assumono espressioni quasi bestiali. Ciò che colpisce è che alcuni di loro hanno metà del corpo umano e metà animale, come a voler sottolineare il loro permanere in uno stato a metà fra quello umano e quello ferino. La vita degli uomini, ancora incapaci di controllare il fuoco -infatti alle loro spalle divampa un incendio che non sanno come domare- è ben lontana da quella moderna, caratterizzata dal progresso scientifico e dall’adozione di uno stile comunitario.

Incendio nella foresta, è un’altra opera su tavola di questo ciclo, datata al 1505 .

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Piero di Cosimo, Incendio nella foresta, 1505 circa. Olio su tavola.

In quest’opera il grande protagonista, ancora una volta, è il fuoco: infatti in secondo piano possiamo vedere rappresentato un incendio poderoso. Gli animali si danno alla fuga ma gli uomini, invece, colgono l’occasione per cacciare i bovini spaventati utilizzando mezzi decisamente migliori rispetto a quelli che abbiamo visto nella tavola precedente. La tecnica ha fatto dei passi avanti: gli uomini adesso sono vestiti e non appaiono più concitati e spaventati da fenomeni naturali che non riescono a controllare, anzi, cercano di coglierne i vantaggi. Sono proprio gli animali, invece, che appaiono terrorizzati.

dettaglio piero di cosimo incendio nella foresta
Piero di Cosimo, dettaglio Incendio nella foresta. Credit: Sailko, wikipedia.commons.

Da notare un dettaglio singolare: alcuni animali hanno un volto umano! Questa bizzarra caratteristica è dovuta al fatto che anticamente si credeva che dall’incrocio tra uomo e animali potessero nascere delle bestie con fattezze in parte simili a quelle dell’uomo.

Non si hanno certezze in merito ma è molto probabile che il committente del ciclo fosse Francesco del Pugliese, priore di Firenze nemico della famiglia Medici, bandito dalla città intorno al 1513.

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