Sbirciando il feed delle nostre bacheche social è quasi impossibile non trovare un video o una foto, condivisa da amici o da aziende, in cui i protagonisti sono animali domestici. Cani, criceti, tartarughe… Ma soprattutto gatti!
Il report Assalco-Zoomark presentato nel maggio 2019 rivela infatti che il numero di italiani che si prende cura quotidianamente di un animale domestico è in crescita: nel 2018 sono stati censiti più di 60.000 pet e i gatti costituiscono una percentuale molto alta di questa cifra.
L’amore nei confronti di queste creature affascinanti e misteriose, tuttavia, non è affatto recente: tutta la storia dell’arte è contrassegnata da incursioni feline! Proviamo a ricordarne alcune.
I gatti nell’arte: preistoria e antico Egitto
I gatti vivono insieme agli uomini fin da quando esistono i primi villaggi di agricoltori, ovvero circa 9mila anni prima della nascita di Cristo. È quanto riporta uno studio condotto a Cipro nel 2004, quando sono stati trovati resti felini in una sepoltura umana: è quindi normale che i gatti siano comparsi precocemente anche nell’arte antica. I gatti si sono conquistati un posto nella vita quotidiana dell’uomo grazie alle loro abilità di cacciatori: eliminando infatti topi, roditori e altri animali pericolosi per le scorte alimentari, divennero ben presto benvoluti e protetti.
Tuttavia, presso gli Egizi i gatti non erano solo benvoluti ma addirittura venerati! Basti pensare alla dea Bastet, ritratta con il corpo di donna e la testa di gatto, figlia del dio del Sole Ra. Era una dea buona, accomunata spesso alla luna, ritratta non di rado insieme ai propri cuccioli e veniva venerata soprattutto dalle donne che desideravano una gravidanza. Rappresentava il contraltare della sorella Sekhmet, nota invece per essere la dea della guerra e delle epidemie. La sorella veniva rappresentata con la testa di un leone, un animale particolarmente feroce al contrario del gatto, e veniva particolarmente temuta. Secondo alcuni studiosi, Bastet è poi stata assimilata alla figura di Artemide nella mitologia greca.
Uno dei primi volti dei gatti nell’arte, quindi, è associato alla benevolenza, alla famiglia e alla cura dei piccoli. In fondo chi ama i gatti lo sa: dietro la loro apparenza disimpegnata e indipendente si nascondono dei gran coccoloni 🙂
Non mancano nemmeno le raffigurazioni di gatti nelle tombe dell’antico Egitto, come ad esempio in quella di Nebamun, in cui abbiamo la rappresentazione di un gatto che morde un uccello. Secondo alcuni studiosi si tratta di una metafora, ovvero di un riferimento alla capacità di mettere ordine nel caos di cui in questo caso è investito il micio. Insomma, nell’antico Egitto i gatti erano davvero amatissimi!
I gatti nell’arte: tempi moderni
Forse non ci avete fatto caso ma alcune opere d’arte moderna che tanto amate vedono la partecipazione straordinaria di un amico a quattro zampe: prendiamo ad esempio Lorenzo Lotto con l’Annunciazione e Federico Barocci con la Madonna della gatta.
Nell’opera di Lotto, che affronta il celeberrimo tema dell’Annunciazione, il gatto è ritratto proprio al centro del dipinto, intento a scappare dopo l’apparizione dell’angelo che porta la lieta novella. Nel dipinto a destra, invece, del Barocci, il gatto è accoccolato accanto alla Madonna e al Bambino, disteso su un drappo dai colori tenui. In entrambi i casi la presenza dei nostri amati felini contribuisce a dare un tocco di “normalità” a delle opere che affrontano temi molto complessi, un po’ come a voler restituire una visione quotidiana della vita dei protagonisti delle Sacre Scritture.
I gatti sono presenti anche in opere di soggetto diveso da quello sacro, ancora una volta per presentare scorci di vita quotidiana. È il caso del dipinto di François Gérard La gioia di essere madre (1799) in cui una balia porge ad una mamma il suo bimbo. Accanto a lei un gatto nero e bianco, comodamente disteso sul letto, guarda verso lo spettatore sonnecchiando. Nel dipinto di Edwin H. Landseer, invece, il protagonista è il cane, come recita anche il titolo dell’opera, tuttavia questo viene rappresentato insieme ad un gatto in primo piano, con la schiena arcuata e un grazioso fiocchetto al collo, mentre un altro in cima alle scale guarda la scena.
In entrambi i casi, gli interni appartengono a persone benestanti. Landseer, artista inglese di età vittoriana, era famoso per i suoi quadri raffiguranti animali domestici e in questo caso il cane diventa anche simbolo dello status sociale della proprietaria Lady Blessingham.
Come abbiamo avuto modo di notare, fino a questo momento i gatti hanno un ruolo secondario, piccoli e simpatici compagni di vita degli uomini. Intorno alla metà del Settecento, tuttavia, è stato dipinto quello che probabimente è il primo ritratto individuale di gatto: ci riferiamo a Ritratto di Armellino, gatto con sonetto (1750-69), conservato presso il Museo di Roma (Palazzo Braschi).
In questo caso il gatto sembra proprio posare per il pittore (secondo alcuni studiosi si tratta di Giovanni Reder, secondo altri l’attribuzione meriterebbe di essere rivista) al pari di una dama o di un principe: seduto su un cuscino di pregiata stoffa rossa e con un collare, alle sue spalle una tenda verde funge da sipario, come nella migliore tradizione ritrattistica moderna! Accanto al micio troviamo un cartiglio su cui è riportato il sonetto intitolato Per un bacio dato da una bella e grande signora a un gatto, una vera e propria ode al gatto. Il dipinto è stato commissionato da Alessandra Forteguerra, una poetessa romana che amava particolarmente il suo animale domestico Armellino. Il sonetto sarebbe stato composto da Sperandio Bertazzi.
I gatti nell’arte contemporanea
La storia dell’amicizia tra umani e felini non si esaurisce qui: anche molti artisti della contemporaneità hanno scelto di rappresentare i gatti. Uno degli esempi più famosi è probabilmente rappresentato dalla locandina del rinomato locale Le chat noir realizzata da Théofile-Alexandre Steinlen nel 1896. Le chat noir era un locale situato a Montmartre, a Parigi, che divenne ben presto il simbolo di un’intera epoca e dello stile di vita bohémien. Rodolphe Salis aveva messo su una compagnia di attori e la locandina riprodotta qui accanto, ormai famosissima, serviva a pubblicizzare una data del loro tour estivo.
Lo sapevi che anche Picasso, Chagall e Botero hanno raffigurato dei gatti nelle loro opere? Prova a dare un’occhiata a questo articolo I gatti e l’arte, una lunga storia d’amore per conoscere tutti gli artisti contemporanei che hanno affrontato il tema!
Troverai anche una piccola sorpresa 🙂
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