Aggiornamento! Questo è il grido di battaglia delle zebre! La didattica dell’arte non è una disciplina ferma, immobile e ripetitiva: è assolutamente al passo coi tempi e chi lavora nel campo non può permettersi di non studiare più!
Abbiamo seguito l’ultimo Convegno internazionale di studi tenutosi a Roma il 18 e 19 Febbraio 2016, presso l’Università La Sapienza: Comunicare il museo oggi: dalle scelte museologiche al digitale.
Come comunica il museo? Gli strumento dell’educazione al patrimonio e della didattica dell’arte
Chi pensa che un Convegno sulla comunicazione del museo non tocchi i temi propri della didattica dell’arte, ha sbagliato di grosso! L’essenza dei servizi educativi all’interno del museo, grande o piccolo che sia, fanno della comunicazione il loro principale strumento e il loro obiettivo ultimo.
Il Convegno è stato seguito con grande attenzione dal pubblico presente in sede ma anche sui social: si parla di comunicazione e non si è certo dimenticato l’hashtag: #museoggi che su Twitter è entrato nei trend topic. A molti km di distanza musei, operatori e non solo hanno seguito e partecipato al dibattito collaterale che si è sviluppato online con twittatori seriali come noi zebre e molti altri.
Per vedere i numeri del Convegno Comunicare il Museo Oggi vi rimando volentieri al post che ha scritto Nicolette Mandarano, un’amica delle zebre, espertissima di comunicazione e BBCC nonchè una delle moderatrici del Convegno!
Certo che la comunicazione passa da scelte museologiche e museografiche precise, vediamo ad esempio una slide dell’intervento del simpaticissimo James Bradburne, attuale direttore della Pinacoteca di Brera, sulle didascalie troppo piccole, da scelte di comunicazione istituzionale e dalla gestione (professionale o meno) dei social network come veicolo comunicativo del museo, ma quasi nessuno dei tanti relatori presenti al Convegno di Roma, ha dimenticato la didattica!
La comunicazione didattica del museo: esperienze e aggiornamento
Tra gli interventi che maggiormente hanno approfondito la tematica della didattica dell’arte e dell’educazione al patrimonio vi segnaliamo quello di Lida Branchesi (che in un blog di didattica come il nostro non dovrebbe avere bisogno di presentazioni 😉 ) che ci ha parlato del progetto Musart, un sistema museale tematico della Regione Lazio e l’intervento di Sofia Bilotta, responsabile Servizi Educativi al MAXXI di Roma che ci ha raccontato la scommessa del MAXXI: portare il museo fuori dal museo, precisamente tra i banchi di scuola!
Ci avete chiesto quali sono i punti di riflessione emersi dal Convegno, eccoli!
La comunicazione è innanzi tutto la scelta del linguaggio, e tutti i progetti educativi non possono prescindere da una profonda riflessione sul linguaggio utilizzato. Si deve rendere l’arte, l’opera o più in generale il bene culturale trattato, accessibile. Il linguaggio deve essere modulato certo a seconda del pubblico, si devono rendere certamente semplici alcuni concetti, ma mai fare una trattazione in maniera semplicistica!
Chi è il pubblico dei servizi educativi? Solo se si conosce il pubblico le programmazioni didattiche possono essere più mirate ed efficaci. E si deve indagare non solo sul pubblico che frequenta già il museo, ma anche su quello potenziale, per raggiungere l’ambito obiettivo di far conoscere e fruire il museo alla maggior parte dei cittadini.
Tutte le azioni didattiche devono partire da un bellissimo presupposto che la professoressa Lida Branchesi ha fatto suo in una vita dedicata a questi studi: ogni cittadino deve sentire suo il patrimonio, deve riconoscerlo come bene fondamentale e “proprio”. Lo scopo di educare al patrimonio è quindi quello di rendere consapevoli. Solo la consapevolezza, che si deve iniziare ad acquisire già da bambini, porta ad una maggiore tutela e valorizzazione dei nostri tesori, simbolo e identità del nostro territorio.
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