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Macchiaioli, impressionisti: differenze e analogie

Il realismo ebbe anche una declinazione tutta italiana con il movimento dei Macchiaioli. Proviamo a spiegare quali sono le caratteristiche degli artisti che ne fanno parte e trattiamo un tema molto dibattuto dalla critica: tra macchiaioli e impressionisti quali differenze ci sono?

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G. Fattori, La libecciata, 1880.

Cosa significa “poetica della macchia”?

I Macchiaioli si rifiutano di dipingere le loro opere utilizzando la linea di contorno e il disegno preliminare e si ripropongono di rappresentare la realtà secondo le leggi della visione ottica quindi affidandosi ad un utilizzo sapiente dei colori. Questi venivano accostati in campiture di diversa dimensione e spesso i colori chiari erano sovrapposti alle tinte più scure.

Questi elementi potrebbero farci venire in mente un altro importante movimento sviluppatosi nella seconda metà dell’Ottocento in Francia… Stiamo parlando dell’Impressionismoche conta al proprio interno artisti quali Renoir e Monet, famoso per le ninfee e Impressione levar del sole!

Quali sono allora i rapporti tra questi due importanti momenti dell’arte del XIX secolo?

Macchiaioli e impressionisti: differenze e analogie!

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G. Fattori, Bestiame al pascolo.

I critici hanno dibattuto molto sulle influenze e sulle relazioni esistenti tra questi due importanti movimenti: l’impressionismo francese, che conta al suo interno artisti quali Sisley, Pissarro e Monet -giusto per citarne alcuni!- e i macchiaioli italiani. Sicuramente c’è da riconoscere l’appartenenza di macchiaioli e impressionisti al movimento realista del secondo Ottocento ma le differenze, se osserviamo bene le opere, sono ben evidenti!

L’avventura dei macchiaioli italiani è precedente quella degli impressionisti, basti pensare che già dagli anni Cinquanta dell’Ottocento diversi pittori italiani sperimentarono la cosiddetta “pittura di macchia” e il movimento conosce il suo momento più alto intorno agli anni Sessanta. Gli impressionisti, invece, espongono insieme per la prima volta nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar.

I due movimenti hanno in comune la volontà di rompere con il passato ma applicano questo proposito in modi diversi: gli impressionisti si concentrano sulla resa del paesaggio, naturale o urbano, nella sua immediatezza; i macchiaioli cercano di rappresentare la realtà secondo leggi ben strutturate e senza mai mancare di rendere la solidità della struttura compositiva.

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G. Fattori, Garibaldi a Palermo, 1861.

I macchiaioli e le opere principali!

Il termine nasce nel 1862 in occasione di una mostra di dipinti di stampo realista a Firenze, quando un critico utilizzò in accezione negativa questo neologismo. Tra i principali artisti che ne fanno parte ricordiamo Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini, che adottò orgogliosamente la definizione di “macchiaioli”. Tra le opere più famose degli autori macchiaioli spesso vengono ricordate quelle di tema agreste. Non dobbiamo dimenticare, però, che i macchiaioli erano soliti dipingere anche opere di stampo storico, ritratti e scene di genere mentre, invece, non amavano particolarmente dipingere nature morte.

I macchiaioli non godettero di grande fortuna perché le loro opere non piacquero agli intellettuali del tempo che prediligevano una tecnica di tipo accademico e tematiche “classiche”.

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