Ci sono opere d’arte, anche molto famose, che abbiamo guardato mille volte senza accorgerci che nascondevano significati palesemente erotici. Di quali opere stiamo parlando? Ecco a voi la classifica: dalla meno misteriosa alla più insospettabile!
Le 7 opere misteriose: dal 7° al 5° posto
Al settimo posto troviamo Salvador Dalì, campione mondiale di quadri misteriosi dal sotto-testo innegabilmente erotico. Le chiavi di lettura per comprendere le sue opere riguardano spesso la sessualità, la dimensione onirica che prevale sulla fenomenologia del reale, le sue paure più profonde, il rapporto con l’altro sesso. In quest’opera, The lugubrious game, il riferimento gioca su due livelli, la paura della castrazione e l’autoerotismo. La figura di Dalì è stata molto criticata, non solo per le sue posizioni politiche ma soprattutto per i suoi comportamenti decisamente fuori dagli schemi, tanto che George Orwell (in Benefit of Clergy: Some Notes on Salvador Dalì) affermò:
È contemporaneamente un grande artista ed un disgustoso essere umano.
Una cosa non esclude l’altra né, in alcun modo, la influenza.
Al sesto posto c’è Max Ernst con La vestizione della sposa, un altro grande classico del mistero. Questa giovane donna ricoperta di piume è accompagnata da una figura metà uomo e metà uccello, da un’altra giovane donna e da un piccolo idolo ermafrodito. Secondo la critica, l’opera rappresenta il matrimonio come rito di iniziazione all’età adulta. La giovane ancella nuda, infatti, si volta per osservare un dipinto che raffigura la protagonista circondata da rocce, in un contesto inospitale e arido, come a voler evidenziare il passaggio dalla solitudine alla creazione di una nuova famiglia. Il richiamo alla fertilità è evidente anche nella figura del piccolo idolo ermafrodito; l’inquietante figura a sinistra, infine, tiene in mano una freccia che indica il grembo della protagonista.
Al quinto posto collochiamo Füssli con il famoso L’Incubo, nel quale una donna riversa su un letto è in preda a sogni spaventosi, rappresentati simbolicamente dalla strana creatura che le siede sul petto e dalla giumenta alla sue spalle. Quest’ultima, nelle credenze popolari inglesi, rappresentava la bramosia sessuale. L’atmosfera è erotica ma al tempo stesso inquietante e sembra quasi evocare le spettrali parole di Macbeth (atto I, scena III):
L’orrore del reale è nulla contro l’idea dell’orrore. I miei pensieri, solo virtuali omicidi, scuotono la mia natura di uomo; funzione e immaginazione si mescolano; e nulla è, se non ciò che non è.
Le 7 opere misteriose: dal 4° al 2° posto
Il quarto posto è occupato da Pubertà di Edvard Munch. Osserviamo il dipinto realizzato tra il 1894 e il 1895: una ragazzina, poco più che bambina, è seduta su un letto. Ha le spalle incassate, lo sguardo fisso verso di noi e un’espressione terrorizzata le spalanca gli occhi, le braccia sono incrociate e irrigidite, come a voler nascondere il proprio corpo. Alle sue spalle si staglia un’ombra, simbolo di ciò che l’attende: il dover essere moglie e madre, vivere una vita inevitabilmente destinata alla morte. Pubertà fa affiorare tematiche di tipo esistenziale ma fa anche pensare alle ingiustizie di cui è vittima il corpo delle donne, sul quale da secoli si combatte una guerra silenziosa e straziante.
Al terzo posto non possiamo non ricordare Dinos e Jake Chapman, che usano manichini e materiale sintetico assemblando gemelli siamesi dalle espressioni eteree. Come se si trattasse di protagonisti di un romanzo distopico, questi manichini (Two figures del 1997) sarebbero stati generati al solo scopo di donare organi, piacere erotico o forza lavoro. Chi l’avrebbe mai detto che dei semplici bambolotti potevano caricarsi di significati tanto inquietanti?
Al secondo gradino del podio troviamo Alberto Giacometti. Celebre per le sue figure femminili altissime ed esili, l’artista svizzero ha realizzato anche altre sculture, altrettanto misteriose, come Donna con la gola tagliata. Il soggetto è rappresentato con le fattezze di un insetto o di un ragno, ricordando solo molto vagamente una donna, e personifica quella che i francesi chiamano la petite mort. La visione che l’artista ha della passione e del desiderio è decisamente poco pacificata e abbastanza disturbante.
And the winner is…
Il vincitore è Felice Casorati, esponente di quello che viene denominato Realismo magico, con il dipinto intitolato Meriggio del 1923. Osservando quest’opera notiamo immediatamente le due figure femminili che riposano su una coperta, mollemente distese e nude, accarezzate dalla debole luce del pomeriggio; una terza donna è ritratta di schiena. Ad una prima occhiata sembrerebbe tutto normale ma le pantofole rosse e il cappello da prete, collocati in primo piano, testimoniano la presenza di una quarta persona, un uomo, conferendo all’opera un alone di ambiguità (anche etica) straniante.
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