1. Interviste

Simona Gandòla – intervista nella sabbia

Simona Gandòla è un’artista particolare… lavora con la sabbia. No, non costruisce castelli ma con la sua arte realizza splendide immagini con il solo aiuto di un tavolo luminoso (e delle sue sapienti mani).

Simona Gandòla
Simona Gandòla

La Sand Art, un’arte recentemente approdata anche in Italia, crea atmosfere di sogno, in continuo movimento, trova il perfetto medium nella realizzazione di scenografie ma anche di filmati o video.

Abbiamo conosciuto per voi Simona, una sand artist giovane ma già con numerose esperienze al suo attivo. Appena tornata da New York dove è stata ospite del New York Times Travel Show, ci ha svelato i segreti e le difficoltà del suo mestiere, non potete perderla!

 

 

 

  • Quale è stato il tuo approccio con la sand art? E come è nata questa passione?

È nata un po’ per caso. Frequentavo ancora l’accademia e ci venne comunicato che Alessandro Gassman stava cercando in vari istituti una sand artist per uno spettacolo teatrale, così una volta a casa improvvisai qualcosa su di un semplice tavolo bianco, con della sabbia colorata (quella da decorazione per i vasi). Mandai il filmato quasi per gioco…e invece passai la selezione! Così tutto iniziò al Teatro Olimpico di Vicenza, con un tavolo luminoso costruito apposta per me. Lo spettacolo “Dio e Stephen Hawking”, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto, andò in scena anche a Padova e Venezia, ed è stato il mio trampolino di lancio.

  • Qual’è il tuo percorso formativo? È necessario avere una base di disegno “tradizionale” per espirmersi con la sand art?

Ho un diploma di maturità scientifica e sono laureata in Scenografia all’ Accademia di Belle Arti di Frosinone. Il disegno l’ho sempre coltivato abbastanza autonomamente, mentre l’università mi ha formato e legato indissolubilmente al mondo dello spettacolo. Cosa serve per esprimersi? Tanta fantasia. È una tecnica di illustrazione abbastanza semplice, anzi probabilmente con meno difficoltà rispetto ad altre. Basti pensare che è monocromatica! Ciò che faccio con la sabbia è ciò che so fare anche con la matita, quindi non ci vuole molto per capire le proprie potenzialità.

  • Quali attrezzature sono necessarie per lavorare con la sabbia?

Tavolo luminoso, sabbia, telecamera. Per gli eventi live c’è bisogno di un supporto per la riproduzione, quindi uno schermo da proiezione ed un proiettore, oppure un televisore, per mostrare al pubblico ciò che viene disegnato.

  • Come si svolge la progettazione di un tuo lavoro/performance?

Sono solitamente lavori su commissione: la storia d’amore di due sposi, le vicende narrate in un libro, l’illustrazione di una canzone, le caratteristiche di un’azienda che vuole farsi pubblicità…quindi il primo passo è acquisire tutte le informazioni su ciò che deve essere rappresentato, comprese immagini quali loghi aziendali o foto di persone, monumenti o qualsiasi cosa si voglia ritrovare nella performance.OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Segue la stesura di uno storyboard, ovvero l’ideazione della sequenza di immagini che meglio chiariranno la storia. Questa fase è strettamente legata allo studio delle transizioni fra un disegno e quello successivo: infatti la magia di questa tecnica consiste nella rapida trasformazione di un’immagine in un’altra, evitando di cancellare e ripartire da zero.

Segue l’allenamento pratico con la sabbia, per rendere i movimenti fluidi e sicuri e per migliorare la qualità del disegno…però non ci saranno mai due esecuzioni perfettamente identiche!

In caso di performance live c’è uno studio legato alla musica. Bisogna infatti far coincidere la durata della musica con quella dei disegni e per fare ciò lavoro sulla coordinazione delle due cose: so che movimento fare ad ogni battuta musicale, in modo da poter controllare il tempo rimanente ed associare momenti ed atmosfere particolari tra musica e disegni.

Se si tratta di un filmato invece (una pubblicità o un videoclip), realizzo un montaggio video, poiché ha una durata nettamente inferiore a quella che effettivamente ci vuole per eseguire i disegni, quindi bisogna tagliare alcune parti.

  • Qual’è l’aspetto più complesso con la sand art?

Non è semplice rendere comprensibile lo sviluppo della vicenda rappresentata, perché non si tratta di un cartone animato, le immagini sono statiche (è solo la mia mano che si muove!). È come un fumetto, ma senza parole; non è affatto banale rendere comprensibile lo svolgersi delle azioni. Bisogna quindi studiare una sequenza che sia semplice ed esaustiva, con il solo aiuto della musica per dipingere le atmosfere.

  • Spesso ci si affeziona alle proprie opere, è l’espressione di un sentire personale. Come ti rapporti con la natura effimera di questo tipo di arte? Quali sensazioni rimangono quando con un gesto si “cancella” il lavoro appena fatto?

È decisamente la difficoltà più grande che ho incontrato in questo lavoro! Mi dispiaceva molto che non rimanesse traccia delle mie opere. In realtà la possibilità di filmare la performance mi ha inizialmente tranquillizzata, ma poi riguardando il girato mi sono resa conto che non mi emozionava come pensavo. OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl momento della realizzazione ha una magia unica, è quasi una forma di meditazione. La metamorfosi di un’immagine in un’altra mi dà una sensazione di evoluzione…in qualche modo mi sembra di portare a termine un percorso, quindi accetto volentieri il sacrificio di una parte di me per giungere al compimento di una storia. Per questo preferisco lavorare con un pubblico: alla mia emozione si aggiunge quella di chi guarda, creando un momento assolutamente irripetibile.

  • Sappiamo che hai lavorato molto in teatro, proponendo spettacoli pensati per i bambini e i ragazzi, raccontaci qualcosa di questa esperienza, com’è lavorare per un pubblico così giovane?

Assolutamente gratificante, i bambini hanno un’energia strepitosa e non si vergognano a darle sfogo. Partecipano, ridono, si stupiscono e sono disposti a giocare e a credere a tutto ciò che viene loro proposto. Juan Mayorga dice che “il teatro è l’arte dell’immaginazione dello spettatore”…come non ritenere quindi che i bambini siano il pubblico perfetto?

  • I bambini hanno uno sguardo speciale, spesso colgono particolari che noi adulti non notiamo, qual’è stata l’affermazione o la richiesta più strana che ti hanno fatto?

Non notano l’assenza di colori delle mie creazioni. Quando decidono di usare l’immaginazione, di entrare nel gioco, lo fanno con tutte scarpe. Non sono disposti a tornare con i piedi per terra, quindi se qualcuno osa affermare che il cappuccio di cappuccetto rosso non è rosso, loro sono pronti a tutto per dimostrare che quello del mio disegno invece lo è. Anche se la mia sabbia è gialla.

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sto lavorando ad una nuova tecnica di disegno, probabilmente ancora più labile. Userò la luce…ma non voglio anticipare nulla, la vedrete a breve!

 

Senza dubbio la prossima volta che ci troveremo su una spiaggia non potremo fare a meno di pensare alle splendide immagini che Simona riesce a creare! La Sand Art offre moltissimi spunti per nuove creazioni, continuate a seguire quest’artista, noi lo faremo sicuramente, curiosissimi di vedere la nuova tecnica alla quale sta lavorando!

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Comments to: Simona Gandòla – intervista nella sabbia
  • 30 Settembre 2015

    vorrei provare con semplici disegni x bambini ma non so come proiettare il tutto

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    • 1 Ottobre 2015

      Cara Anna Maria, puoi provare con un tavolo o una superficie opaca, una luce e una webcam collegata al computer 😉 Facci sapere! Silvia Andreozzi

      Reply

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