Dipingere a olio significa mescolare dei pigmenti a sostanze oleose. I supporti sui quali dipingere possono essere tantissimi: la carta, la tela, il legno, ma anche il cuoio, la seta e metalli (argento, rame, oro, platino).
Per lavorare più facilmente si era soliti preparare il supporto con un particolare procedimento che prende il nome di imprimitura.
L’imprimitura più diffusa per le tele e le tavole era composta da gesso mescolato con colla di caseina o di coniglio, talvolta anche con l’aggiunta d’olio di lino cotto. Bisognava prestare la massima attenzione alla preparazione della miscela perché doveva essere tanto densa da formare un discreto spessore ma abbastanza fluida da poter essere stesa.
L’imprimitura veniva data a più strati, prima in un verso e poi in quello opposto, così da facilitare la successiva realizzazione del disegno preparatorio.
Quando si decideva di lavorare sulla carta o sul cartone, invece, questi venivano preparati stendendo olio di lino cotto, colla, vernice. Oggi è tutto molto meno complesso: si trovano in commercio imprimiture acriliche chiamate comunemente “gesso” perché composte da un medium acrilico e dal bianco di titanio.
Dipingere con i colori a olio non è affatto facile come sembra: l’esecuzione della pittura avviene infatti per sovrapposizione di strati di colore ed è molto importante tenere sotto controllo il rapporto quantitativo tra olio e pigmento.
Che cos’è un pigmento?
Il pigmento è una sostanza che non si scioglie (in questo caso si parla infatti di “dispersione”) in nessuna sostanza liquida ma ha la capacità di colorare la base oleosa alla quale viene mescolata. Vengono distinti in organici e inorganici e questi, a loro volta, possono essere di origine naturale o artificiale. Quelli inorganici vengono ottenuti frammentando molto finemente alcuni tipi di minerali. Sembra strano, ma certi colori che tutti noi, almeno una volta, abbiamo ammirato sulla superficie di un quadro hanno questa derivazione! Il lapislazzuli, ad esempio, che ha un colore blu profondo.
Tra i pigmenti di origine naturale, invece, possiamo ricordare l’indaco che viene prodotto dalla fermentazione delle foglie di Indigofera tinctoria
Oggi possiamo comprare i colori a olio già pronti ma in passato i pittori dovevano prepararli da soli: la prossima volta che guarderete un quadro dipinto a olio riflettete su quanto tempo è servito all’artista non solo per dipingerlo ma anche per produrre da solo tutti i colori ha usato!
Incredibile, non è vero?
La storia della pittura a olio (in breve)
La pittura a olio è una tecnica pittorica molto antica: tra i primi a parlarne ricordiamo Marco Vitruvio Pollione, autore vissuto nel I sec. a.C., e Plinio il Vecchio, morto, invece, nel 79 d.C.
Nel corso del XV secolo la tecnica di pittura a olio ha subito un forte incremento in quelle città italiane che vantavano contatti con le Fiandre, una regione in cui la tecnica si era già diffusa. In realtà nella nostra penisola la pittura a olio era già nota ma molto spesso veniva utilizzata in combinazione con altre, per esempio la tempera. A partire dalla metà del XV secolo inizia però ad imporsi per i suoi incredibili vantaggi quali brillantezza e resistenza. Grazie alla sovrapposizione delle velature, infatti, si possono ottenere effetti di trasparenza e di luminosità senza paragone, si può giocare sulle sfumature e dar maggior plasticità al modellato. La pittura a olio è molto resistente anche se col trascorrere del tempo tende ad inscurirsi o ingiallirsi.
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