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Da Cimabue a Morandi: Gianni non c’entra

Verrà inaugurata fra poco e, considerando la bufera mediatica che l’ha investita, riteniamo opportuno fare un po’ di chiarezza: Da Cimabue a Morandi è una mostra curata da Vittorio Sgarbi e no, checché ne dica ironicamente il web, Gianni Morandi non c’entra niente.

Da Cimabue a Morandi: la mostra della discordia

Partiamo dai fatti: il 14 febbraio verrà inaugurata a Palazzo Fava (Bologna) una mostra dal titolo Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice.

Nel titolo troviamo preziosi indizi circa gli intendimenti della mostra: da Cimabue a Morandi (su Cimabue vi consigliamo anche questo articolo) perché l’esposizione vuole essere un omaggio alla città, un modo per celebrare le sue eccellenze artistiche. Questa è anche una citazione del titolo di un’opera importante di Roberto Longhi (1890 – 1970), uno dei maggiori storici dell’arte italiani.

Felsina pittrice, invece, è un riferimento a Carlo Cesare Malvasia e alla sua omonima opera del 1678, nella quale raccolse le biografie di artisti romagnoli ed emiliani.

Un omaggio alla città e alla sua arte a trecentosessanta gradi, e fin qui, oserei dire, tutto bene.

Ciò che dobbiamo considerare, tuttavia, è che il curatore della mostra è Vittorio Sgarbi, un uomo che ovunque vada e qualsiasi cosa faccia riesce a far parlare di sé. A cosa dobbiamo la querelle delle ultime settimane?

 

da cimabue a morandi
Ritratto di Cimabue

Il motivo delle proteste

130 tra studiosi e docenti universitari, tra i quali Carlo Ginzburg della Normale di Pisa e Bruno Toscano della Fondazione Longhi, capitanati da Daniele Benati, hanno firmato una petizione dalla pagina web di Italia Nostra-Bologna, presentata al Ministro Franceschini, con la richiesta di annullare la mostra. Il Ministro ha risposto negativamente: non ne ha motivo ma non ne ha nemmeno il potere poiché la mostra non è stata organizzata dal Ministero. Palazzo Fava, infatti, fa parte del percorso Genus Bononiae ideato dall’ex rettore dell’Università di Bologna Fabio Roversi Monaco.

Secondo i firmatari si verranno condotte in uno spazio museale “privato” delle opere già fruibili nelle sale di musei pubblici. La mostra curata da Sgarbi, inoltre, è stata definita “un insulto alle opere, trattate come soprammobili, e all’intelligenza del pubblico” perché tacciata di essere priva di fondamenti scientifici e storici.

Vittorio Sgarbi non le ha mandate a dire: li ha querelati tutti. Anche Italia Nostra. Secondo lo storico dell’arte la lobby dell’università bolognese si è infuriata a seguito della sua intromissione in “materie che considerano loro”.

Gianfranco Maraniello, direttore dell’Istituzione Bologna Musei, ha definito la richiesta avanzata da Italia Nostra “un’opinione aprioristica difesa in maniera arrogante”. Daniele Benati, da parte sua, ha accusato Genus Bononiae di sottrarre visitatori ai musei civici, diventando una loro diretta concorrente. Sgarbi, giusto per calmare un po’ le acque, ha risposto a sua volta di non accettare critiche da un professore universitario che effettua perizie per mercanti senza scrupoli.

Tutta colpa di Vermeer

Palazzo Fava ha recentemente ospitato una mostra-evento, La ragazza con l’orecchino di perla (dipinto di Vermeer di cui si parla anche in questo articolo) curata da Marco Goldin e che ha registrato 350.000 visitatori. La mostra, d’altra parte, era anche costata parecchio, tanto che il presidente della Fondazione Carisbo ha affermato: “un evento come quello [ndr: la mostra su Vermeer] si può fare una volta nella vita, questa mostra [ndr: quella curata da Sgarbi] ci costa un decimo di quella“.

Johannes Vermeer, La ragazza con l'orecchino di perla o Ragazza con turbante, 1665
Johannes Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla o Ragazza con turbante, 1665.

La mostra Da Cimabue a Morandi, vuole essere anche una risposta alla mostra di Vermeer. Lo stesso Sgarbi aveva affermato: “Ora il mio obiettivo è mortificare Goldin sul piano morale e determinare la stessa invidia che ho provato per lui”.

Le critiche di Daniele Benati, quindi, si rivolgono con tutta probabilità a questa mostra-evento che, se da una parte ha calamitato folle inaudite in città, dall’altra ha anche messo in luce un gap imbarazzante tra musei civici da un lato, e l’affollatissimo Palazzo Fava.

C’è chi dice no

Renato Barilli leva la sua voce a sostegno di Sgarbi, affermando che la mostra ha un reale valore culturale e che egli stesso aveva provato ad allestire una mostra simile, rimasta poi sulla carta. Andrea Emiliani ed Eugenio Riccomini avevano, afferma Barilli, osteggiato il progetto. Secondo il critico bolognese, quindi, le critiche a Sgarbi sarebbero solo mosse dall’invidia.

 

Proporre un’opinione è praticamente impossibile: i dati a nostra disposizione sono pochi e, se possiamo essere onesti, sembra tutto molto nebuloso e vago. Insomma, qualcosa ci sfugge.

Un’unica cosa è certa: mancano solo pochi giorni all’inaugurazione della mostra ma ne abbiamo sentito parlare così tanto che ci sembra già di conoscerla.

E questo dettaglio potrebbe anche non essere casuale.

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