Il Battistero e la Cattedrale sono tappe obbligate per tutti coloro i quali visitano questa straordinaria città. L’esterno del Battistero di Parma, di cui ci occupiamo in quest’articolo, presenta alcune tra le sculture più famose realizzate da Antelami e la sua bottega. Scopriamo perché!
Come possiamo notare già con un’occhiata veloce, il Battistero poggia su pianta ottagonale. Fu commissionato a Benedetto Antelami intorno al 1196, come indica un’iscrizione sull’architrave del portale della Vergine. La data di conclusione dei lavori è abbastanza controversa ma recenti studi hanno confermato come molto probabile l’anno 1270, durante il quale il Battistero fu solennemente consacrato. La caratteristica che salta immediatamente agli occhi è il colore della pietra adoperata per l’alzato, per lo più marmo rosa di Verona, che conferisce grande leggerezza ad un edificio alto e possente.
Al pian terreno si aprono su tre lati dei portali fortemente strombati con archi a tutto sesto, sui restanti si susseguono archi ciechi con piccole colonne in posizione centrale. Su questo primo ordine si innestano quattro registri sovrapposti decorati con loggette architravate. L’ultimo ordine, quello posto più in alto, è decorato con loggette posizionate in modo sfalsato rispetto a quelle sottostanti.
Se guardiamo attentamente gli elementi che compongono la sua parte esterna, potremmo definire la struttura “romanica”, tuttavia per i rapporti proporzionali, il ritmo e lo sviluppo verticale, il Battistero contiene in sé forti accenni allo stile gotico (volete approfondire le caratteristiche del gotico? Ecco l’articolo sul gotico perfetto per voi!) e ad alcuni edifici ecclesiastici francesi.
Il corredo scultoreo del Batteristero di Parma: l’esterno
Sul lato occidentale si apre il cosiddetto Portale del Giudizio o del Redentore. Nella lunetta compare la rappresentazione di Cristo Giudice circondato da Angeli che, come possiamo vedere, tengono in mano i simboli della Passione. I dodici apostoli sono rappresentati assisi su dei rami possenti. Nel punto più alto, due Angeli suonano le trombe dell’Apocalisse e nell’architrave sotto la lunetta troviamo raffigurato il tema della Resurrezione: a destra i condannati si apprestano ad affrontare le pene eterne dell’inferno, a sinistra vengono raffigurati gli eletti che si svegliano dal proprio sonno di morte ed escono dai sepolcri.
Il portale della Vergine è quello posto nel lato a Nord. La lunetta raffigura la Vergine in trono con il Bambino che riceve gli omaggi dei Re Magi; a destra notiamo l’Angelo che consiglia a Giuseppe di scappare in Egitto. Su un elaborato sfondo composto da motivi fitomorfi, proprio sulla fascia che sovrasta la lunetta, sono stati inseriti clipei con ritratti degli Apostoli intervallati da figure di Profeti: un metodo abbastanza ingegnoso per simboleggiare la continuità tra il messaggio neo e veterotestamentario. Una parte dell’architrave è dedicata ad un’iscrizione che riporta il nome di Benedetto Antelami e il resto di essa a raffigurazioni di scene della vita di San Giovanni Battista.
Il portale della Vita, invece, posto sul lato a Sud, presenta una lunetta molto particolare perché rappresenta la Leggenda di Barlaam. In cima ad un albero molto alto, un giovane osserva un favo di miele mentre un drago lo minaccia con le sue potenti fiamme. L’albero in questo caso simboleggia la vita, il favo di miele rappresenta la tentazione verso i piaceri mondani e il drago la punizione infernale. La leggenda di Barlaam è confluita nel famoso testo di Jacopo da Varagine, La Legenda Aurea, ma in realtà ha origini lontane e ben più antiche, e in quest’occasione viene utilizzato per ammonire i fedeli sulle conseguenze del peccato. Come dimenticare, del resto, il motivo del vanitas vanitatum et omnia vanitas (Ecclesiaste 1,2; 12, 8) che nel corso della storia della letteratura italiana ritorna più volte?
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